Ho iniziato la mia professione nel campo dei lubrificanti nella seconda metà degli anni 80. Pensando a quegli anni posso dire che la parola “lubrificante” poteva essere associata alla parola “olio minerale” se non per alcuni casi assolutamente marginali.
Oggi le cose sono completamente cambiate, è vero che i lubrificanti di origine petrolifera rappresentano ancora la maggioranza dei lubrificanti in uso, ma c’è una parte considerevole che è ormai di altra natura.
Il concorrente più importante dell’olio minerale è quello a base di “estere”.
Oli di palma, cocco, lino ed altri vegetali, attraverso un processo che si chiama esterificazione vengono trasformati in eccellenti lubrificanti, con caratteristiche superiori a quelli minerali, ad esempio molti di questi hanno una migliore resistenza alle alte temperature. Vengono utilizzati come oli idraulici, per ingranaggi, pompe a vuoto, compressori e molte altre applicazioni. Spesso sono miscelati con oli di origine minerale nella formulazione di oli motore da competizione.
I lubrificanti a base di estere sono biodegradabili almeno in larga parte, quindi molto meno dannosi per l’ambiente rispetto ai minerali, è un fattore di importanza rilevante specialmente considerando rischi di sversamento nei terreni o nelle acque. Infatti la sensibilità ecologica crescente porta un utilizzo sempre più esteso specialmente in alcuni ambiti industriali, pensiamo a tutto il settore navale, agricolo, estrattivo ed altri.
In una visione ecologica e sostenibile un’altra serie di lubrificanti alternativi a quelli convenzionali sono certamente i lubrificanti a base di “polimeri pesanti”.
Si tratta di lubrificanti composti in gran parte da acqua con l’aggiunta di polimeri. L’aspetto visivo o al tatto è simile ai prodotti cosmetici come sapone, shampoo o gel. Sono lubrificanti a bassissimo impatto ambientale e non sono pericolosi per la salute degli operatori. Vengono utilizzati prevalentemente per operazioni meccaniche come lo stampaggio delle lamiere, curvatura dei tubi, operazioni di taglio, tranciatura ecc..
Attualmente nelle varie lavorazioni meccaniche vi è un impiego massiccio di oli lubrificanti di origine minerale che però determina un notevole problema ambientale.
Durante tali operazioni i lubrificanti minerali sporcano l’ambiente di lavoro, vengono in contatto con gli operatori attraverso la pelle e attraverso le vie respiratorie. Vengono poi eliminati dai vari manufatti prodotti con l’utilizzo di detergenti chimici che poi debbono essere smaltiti senza la possibilità di essere rinnovati destinandoli a nuovo utilizzo.
I lubrificanti a base di polimeri, oltre ad avere le stesse o migliori proprietà degli altri lubrificanti risultano più economici perché riescono a semplificare il processo produttivo escludendo operazioni di pulizia, esaltando anche risparmi energetici. Ad inventare i lubrificanti a base di polimeri è l’azienda IRMCO di Chicago che ha convertito da ormai più di trenta anni la sua produzione di lubrificanti convenzionali con una nuova produzione di lubrificanti green per lavorazioni meccaniche.
Conosco personalmente Jeff Jeffrey, titolare dell’azienda, mi ha raccontato di quanto lui abbia desiderato fin da piccolo adoperarsi per la causa ambientale.
Ci è riuscito esportando i suoi lubrificanti in tutto il mondo in sostituzione di oli minerali.